14 10/22

Filiere, territorio e saper fare. Cultura d’impresa per la sfida delle transizioni e lo sviluppo della comunità


Spirito di resilienza, capacità adattiva e di rinnovamento per affrontare il complesso quadro socio-economico attuale, ma anche le sfide per il futuro. Il filo rosso dell’anno da “Capitale della Cultura d’Impresa” che lega l’area vasta Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, evoca la persistenza e la capacità di rinnovarsi e di cambiare dell’imprenditorialità di un territorio che affonda le radici nella storia della Serenissima.

Un modello diffuso e integrato di imprese, persone e società che produce ricchezza per 86 miliardi (58,2% del valore aggiunto veneto), oltre 32 miliardi di export (46,2% del totale veneto). E che nei primi sei mesi del 2022 ha messo a segno un aumento della produzione tra il +4,7% di Treviso e il +12,5% di Venezia (Padova +8,0%, Rovigo +6,0) sullo stesso periodo del 2021, un aumento record di 3,4 miliardi dell’export (+21,4%) sull’analogo periodo e ha registrato un saldo (ancora) positivo tra assunzioni e cessazioni di 50.405 contratti. Nonostante la curva in ripiegamento, a causa dell’impatto micidiale di shock energetico, inflazione e conflitto, che minaccia i conti delle imprese e i redditi delle famiglie.

A fare il punto giovedì 13 ottobre, al Palazzo della Ragione di Padova (Piazza delle Erbe), è stato “Cultura d’impresa e sviluppo per la nostra comunità”, uno degli eventi conclusivi dell’anno da Capitale. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Padova Sergio Giordani, di Katia Da Ros Vice Presidente Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura e di Antonio Alunni Presidente Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria, ne hanno parlato il Presidente di Assindustria Venetocentro Leopoldo Destro, il Presidente di Confindustria Venezia-Rovigo Vincenzo Marinese e i Presidenti delle Camere di Commercio di Padova Antonio Santocono, di Treviso-Belluno Mario Pozza e di Venezia-Rovigo Massimo Zanon. Conduce Micaela Faggiani Giornalista.
Nel corso dell’incontro, che si è inserisce in un calendario di oltre 150 eventi, sono stati analizzati da un lato i fattori che hanno permesso la costruzione di quell’ordito imprenditoriale che abbiamo conosciuto fino alla fine del secolo scorso e, dall’altro, la necessità di cogliere i necessari mutamenti che la cultura d’impresa deve affrontare per fronteggiare il nuovo contesto e per far sì che il Veneto sia ancora un territorio ‘imprenditivo’.

Al termine della tavola rotonda, il racconto di Don Luigi Facco, Presidente della Fondazione Nervo Pasini nata per sostenere le Cucine Economiche Popolari nella gestione di tutti gli aspetti operativi e di governance del servizio che da oltre 140 anni sostiene le persone più in difficoltà. Ogni anno infatti le Cucine, grazie all’attività di oltre 100 volontari, 23 infermieri e medici, preparano quasi 77mila pasti e forniscono oltre 1.350 visite mediche. Una testimonianza che diventa così il simbolo della resilienza di una società chiamata a fare i conti con il vasto tema della sostenibilità, ambientale, economica e soprattutto sociale. Una sfida che coinvolge da vicino anche le imprese del Veneto.

«Siamo orgogliosi di essere riusciti a coinvolgere, nel corso di quest’anno da Capitale della Cultura d’Impresa, tutte le espressioni del territorio in un percorso di scoperta dei valori che guidano ogni giorno il nostro agire – dichiara il Presidente di Confindustria Venezia area metropolitana di Venezia e Rovigo, Vincenzo Marinese -. Crediamo che il tessuto industriale veneto sia chiamato ad esercitare un ruolo da leader del cambiamento, nel segno della trasformazione digitale e della transizione energetica. Certo, il contesto geopolitico, economico e demografico è complesso, la crisi della manodopera richiede uno sforzo collettivo. Per tali ragioni, il mondo dell’impresa oggi si appella innanzitutto alle persone, ai giovani, ai lavoratori di oggi e domani che sono il vero capitale di ogni azienda. Il futuro è nelle nostre mani».