16 07/21
Il Patriarca Francesco agli imprenditori di Confindustria Venezia: “Il lavoro è spinta ad andare oltre e a perfezionare l’uomo”
“Il lavoro possiede una sua dimensione soggettiva e spirituale che è essenziale; è vocazione, è spinta ad andare oltre e a perfezionare l’uomo chiamato a mettere a frutto doti tecnico-manuali e quelle intellettive e di conoscenza, d’intelligenza e fantasia, di capacità nel faticare e volontà di produrre e di crescere”. Queste le parole che il Patriarca Francesco ha rivolto agli imprenditori, durante la S. Messa per Confindustria Venezia che si è svolta martedì scorso nella Basilica di San Marco.
“Gesù stesso è stato un lavoratore, un artigiano, un piccolo impresario, un uomo che ha lavorato – prendendo esempio e imparando da Giuseppe, il padre legale – nella ‘bottega’ di famiglia; dei trent’anni circa vissuti nel silenzio di Nazareth parecchi li ha trascorsi lavorando proprio nel laboratorio di Giuseppe. Il Figlio di Dio – e Figlio dell’uomo – ha lavorato; ha compiuto, più volte, i gesti semplici e non di rado faticosi che ognuno di voi compie, ogni giorno, nell’esercizio della sua funzione, del suo specifico lavoro. Gesù ha così inteso dare dignità al lavoro, ad ogni lavoro, e lo ha letteralmente “santificato”, senza fare distinzioni o stabilire gerarchie tra i lavori più “elevati” o di rilievo e quelli considerati, talora anche ingiustamente, umili e meno appetibili. Gesù ha dato valore e significato ad ogni gesto e, quindi, a quelli stessi che si compiono – e voi stessi svolgete – nell’ambito lavorativo e dell’esercizio di un’impresa” ha proseguito il Patriarca.
Da qui deriva l’attenzione costante della Chiesa per ogni lavoratore ed imprenditore in qualsiasi campo operi. La sollecitazione a “curare” e far crescere la persona con adeguata formazione, ad ogni livello, e a stabilire un virtuoso legame fra conoscenze, competenze e coscienza.
“Ma non bastano le competenze e le conoscenze specifiche che ognuno deve avere nel proprio campo, dall’operaio all’impiegato, dal dirigente, all’amministratore delegato – ha aggiunto il Patriarca Francesco -. Ci vuole, infatti, anche una retta coscienza che richiede la capacità di valutazione e discernimento in vista delle decisioni da assumere e su come ci si mette in relazione con gli altri e con l’ambiente che ci circonda. La coscienza percepisce e ci dice se quello che stiamo facendo è un puro tornaconto (non solo economico) o se siamo spinti da criteri di verità, giustizia, rischio calcolato e solidarietà”.
Qui la versione integrale dell’omelia.