04 06/21
La produzione recupera in aprile (+0,3%) e maggio (+0,4%). Fiducia in miglioramento e prospettive più positive
Produzione industriale in aumento dello 0,4% in maggio su aprile, quando è avanzata dello 0,3% su marzo. La variazione acquisita nel secondo trimestre è di +0,5%, dopo il +0,9% nel primo. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, aumenta sia in maggio (+22,6% rispetto allo stesso mese del 2020) sia in aprile (+73,2% sui dodici mesi). Lo rileva il Centro Studi Confindustria nell’Indagine Rapida.
“Gli ordini in volume avanzano in maggio dell’1,3% sul mese precedente (+33,8% su maggio 2020) e in aprile dell’1,0% su marzo (+76,0% annuo) – riporta il CSC –. Le variazioni tendenziali così ampie sono spiegate dal confronto con i mesi iniziali della pandemia, quando l’attività – anche in buona parte dell’industria – era stata fermata sull’intero territorio nazionale da provvedimenti restrittivi introdotti per bloccare la diffusione del virus”.
Il contesto economico sta mostrando un rapido miglioramento, in linea con il buon andamento della campagna vaccinale. La riduzione della curva dei contagi ha inoltre determinato l’allentamento delle limitazioni alle attività nei servizi e agli spostamenti delle persone. La domanda sia interna che estera, libera da vincoli, sta quindi mostrando segnali di accelerazione, fornendo supporto all’attività dell’industria.
“Il comparto di produzione di beni strumentali è quello che mostra le prospettive migliori – spiega il centro studi di viale dell’Astronomia -. La fiducia degli imprenditori manifatturieri in maggio è salita ai massimi dall’autunno del 2017, sostenuta da una ripresa della domanda che, stando alla rilevazione, è più rapida di quanto previsto: a fronte di un netto miglioramento di giudizi e attese su produzione e ordini, l’ISTAT ha rilevato, infatti, un veloce decumulo delle scorte di magazzino. La loro ricostituzione darà un contributo importante alla dinamica dell’attività industriale nei prossimi mesi. Inoltre, l’aumento della domanda sta generando pressioni sulla capacità produttiva (il grado di utilizzo degli impianti è ancora di circa due punti inferiore ai livelli pre-covid) e ciò preannuncia un’espansione della forza lavoro”.
Secondo l’indagine IHS-Markit sul manifatturiero, l’indicatore relativo al livello occupazionale ha raggiunto il record storico. L’indice PMI manifatturiero è ai livelli massimi da quando è stata avviata l’indagine (giugno 1997) spinto dall’aumento della produzione e degli ordini, soprattutto esteri. Secondo i direttori degli acquisti, la situazione dovuta ai blocchi di fornitura in alcuni comparti, alla carenza di materiali e ai problemi di natura logistica, ano portato a un aumento dei prezzi d’acquisto.
“Ci sono molte ragioni per essere ottimisti sulle prospettive dell’economia italiana, anche in base ai programmi previsti nel PNRR – conclude il CSC –. La condizione principale, però, è che la campagna vaccinale continui in maniera efficiente e che la crisi sanitaria vada gradualmente verso una soluzione definitiva. Qualsiasi imprevisto potrebbe fare dirottare la ripresa”. (V.M.)