05 12/19
Non accelera la crescita italiana e restano i rischi, con schiarite in alcuni mercati
L’Italia prosegue nella crescita anemica. Il PIL in Italia si preannuncia debole nel 4° trimestre, come nei precedenti (+0,1%). Lo attesta la Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria. “L’occupazione da luglio segue un andamento altalenante (in ottobre +0,2%) – spiega -. L’industria resta in difficoltà: a novembre gli ordini di beni hanno subito un’ulteriore erosione; il CSC stima una produzione di nuovo in flessione (-0,3%), con una variazione nulla acquisita nel trimestre; il PMI (Purchasing Managers’ Index) è in area di contrazione (47,6). Nei servizi, invece, il PMI continua a salire (52,2 in ottobre), dopo l’apprezzabile aumento del fatturato nel 3° trimestre. L’export procede a strappi. L’export italiano è salito dell’1,2% in valore a settembre, ma registra un calo nel 3° trimestre. Ciò è da imputare alle vendite intra-UE (-1,3%). Quelle extra-UE sono rimaste invariate e in ottobre sono balzate del 6,1%, per consegne straordinarie di navi negli USA. Ma le prospettive per fine anno sono negative, in base agli ordini esteri che a novembre sono sui minimi da oltre sei anni”.
“La fiducia delle famiglie è diminuita nettamente a novembre, per il calo dei giudizi sull’economia – prosegue -. Ciò potrebbe portare a ulteriore risparmio precauzionale, frenando i consumi, cresciuti invece nel 3° trimestre (+0,4%). Inoltre, gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono caduti ed è in calo anche l’indicatore ICC, mentre le immatricolazioni di auto hanno recuperato in parte in ottobre. Dopo l’attesa flessione degli investimenti nel 3° trimestre (-0,2%), a novembre gli ordini interni dei produttori di beni strumentali hanno subito un’altra mini-erosione e la fiducia delle imprese manifatturiere è diminuita di poco, continuando ad oscillare su valori modesti. Ciò preannuncia un moderato calo della spesa per beni strumentali anche nel 4° trimestre. A novembre il rendimento del BTP decennale è risalito di tre decimi rispetto ai minimi, in media a 1,18%. Il mini-rialzo ha riguardato anche altri paesi dell’Eurozona, che avevano tassi molto negativi, segnalando in parte più fiducia tra gli investitori. Perciò, lo spread sopportato dall’Italia è cresciuto, ma in misura limitata (160 punti base sulla Germania a fine mese; 150 in media). Ciò avviene nonostante i nuovi acquisti BCE di titoli, dal 1 novembre (13 mld di euro di bond pubblici finora), che proseguiranno nei prossimi mesi, ma il cui effetto sembra essere stato già scontato dai mercati. Il costo del credito per le aziende italiane è rimasto ai minimi storici (1,3% a settembre), ma il calo dei prestiti sembra ampliarsi (-1,0% annuo). Le indagini qualitative avevano fornito segnali incoraggianti sulle condizioni di offerta nel 3° trimestre. Ma resta ampia la quota di imprese che non ha ottenuto il credito richiesto (5,5% a settembre), segnalando domanda inevasa”.
“Eurozona in ulteriore frenata – attesta il CSC -. La fiducia di imprese e famiglie, pur migliorata a novembre, resta ai livelli più bassi dal 2015. L’indice PMI è sceso poco sopra la soglia che segnala attività ferma. Perciò, la crescita nel 4° trimestre sarà limitata al +0,1/0,2% (stime CSC). La Germania, in particolare, è ancora penalizzata dal settore industriale, che frena l’andamento del PIL: le imprese lamentano un forte calo degli ordini, sopratutto esteri, che ha portato una netta riduzione dell’utilizzo della capacità produttiva. Le Borse dei paesi avanzati sono in salita per il terzo mese a novembre. In Italia i listini restano del 5% sotto i massimi 2018, negli USA li superano del 6% proseguendo il trend rialzista che dura da 11 anni. L’euro e il prezzo del petrolio si sono quasi stabilizzati negli ultimi mesi (intorno a 1,11 dollari per euro e 63 dollari al barile), su livelli favorevoli all’economia dell’Eurozona. Lo scenario internazionale ha registrato scambi fermi nei due trimestri centrali del 2019. Le prospettive, però, sono divenute meno negative, con gli ordini esteri nel PMI globale in risalita a 48,9 in ottobre e il manifatturiero mondiale tornato quasi sulla soglia della stabilità (49,8).
“La crescita del PIL nel 3° trimestre è stata rivista al rialzo (+2,1%), per la dinamica più positiva di investimenti e consumi, indice di solida domanda interna – conclude il Centro Studi Confindustria -. Qualche miglioramento nel manifatturiero (PMI a 48,3 in ottobre), mentre gli altri settori sono in decisa espansione (54,7). La disoccupazione è salita di poco (3,6%), ma resta vicina ai minimi storici. I prezzi al consumo, invece, sono sotto l’obiettivo FED: in ottobre il PCE al netto dell’energia è all’1,6% annuo. Le tensioni commerciali hanno impattato sulla Cina, dove la produzione industriale ha decelerato più dell’atteso (+4,4% annuo in agosto). Ciò a causa della contrazione dell’export, specie verso gli USA (-16,0%). Il PMI manifatturiero, però, indica più vivacità per fine 2019, grazie a nuovi ordini cresciuti a buon ritmo. La questione è se la Cina raggiungerà l’obiettivo di crescita del 6,0-6,5%: Pechino ha i mezzi per stimolare l’economia. Anche Brasile e India sono in espansione, mentre la manifattura in Russia continua a deteriorarsi, a causa di ordini esteri in caduta”.
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