07 05/21

Produzione industriale, CSC: “Marginale correzione in aprile dopo l’incremento di marzo”

Arretramento della produzione industriale dello 0,4% in aprile su marzo, quando c’era stato un aumento dello 0,4% rispetto a febbraio. È quanto riporta il Centro Studi di Confindustria nell’Indagine Rapida.

Al netto del diverso numero di giornate lavorative, tuttavia, la produzione aumenta del 73,0% in aprile rispetto allo stesso mese del 2020. “Gli ordini in volume – spiega il CSC – avanzano in aprile dell’1,3% su marzo (+75,6% su aprile 2020), quando sono cresciuti dello 0,7% sul mese precedente (+41,5% annuo). Gli incrementi tendenziali così elevati nel bimestre marzo-aprile sono spiegati dai bassi livelli di attività che si erano registrati negli stessi mesi dello scorso anno, quando era stato imposto il lockdown nazionale con blocco normativo di oltre il 50% delle imprese industriali”.

Nel primo trimestre del 2021 il centro studi di viale dell’Astronomia stima per l’industria italiana un andamento robusto (+1,1% congiunturale) che ha più che compensato la diminuzione di attività rilevata dall’ISTAT a fine 2020 (-0,4%). In aprile la variazione congiunturale acquisita della produzione industriale è nulla, ma le prospettive sono in netto miglioramento, stando alle valutazioni degli imprenditori e anche in considerazione delle riaperture di molte attività nei servizi a partire da fine aprile in quasi tutto il territorio nazionale.

“Le indagini qualitative condotte dall’ISTAT – prosegue il CSC – hanno evidenziato un generale e diffuso miglioramento delle valutazioni degli imprenditori sulle condizioni di attività nel manifatturiero. Sono molto più favorevoli le attese, rispetto ai mesi scorsi, fattore questo che va messo in stretta relazione con l’accelerazione della campagna vaccinale e l’allentamento delle restrizioni conseguente a un progresso della situazione sanitaria in Italia. La fiducia delle imprese manifatturiere è salita di 3,5 punti rispetto a marzo, portandosi ampiamente sopra i livelli pre-covid e al massimo dall’estate del 2018”.

Alcuni aspetti, tuttavia, non devono essere sottovalutati: il saldo dei giudizi sui tempi di consegna e sull’insufficienza delle materie prime e dei semilavorati ha raggiunto i massimi storici. “Il suo aumento – spiega il CSC – mette in luce un problema diffuso, ovvero la carenza di componenti che in questi mesi sta costringendo le imprese a rinviare una parte della produzione”. Ne è un esempio la mancanza di microchip, una componente necessaria a fare funzionare il sistema elettronico delle auto, che sta mettendo in grave difficoltà l’intero settore automotive a livello globale. Un fatto che ha costretto la FIAT a sospendere la produzione nell’impianto di Melfi, il quale da solo produce la metà delle auto realizzate in Italia, per una settimana (3-10 maggio), con evidenti ricadute sull’intera filiera italiana.

Per fare fronte temporaneamente alla crescente domanda le imprese stanno utilizzando le scorte di magazzino. Anche l’indagine Ihs-Markit sul PMI manifatturiero mostra simili evidenze: l’indice composito è salito in aprile ai massimi storici (60,7 da 59,8 di marzo), spinto dalla dinamica positiva della produzione e soprattutto dall’accelerazione della componente “ordini” che ha raggiunto i livelli del 2000. La catena di distribuzione però, secondo i direttori degli acquisti, ha sofferto ulteriori interruzioni in aprile, con i ritardi nelle consegne principalmente attribuiti alla carenza di beni e in parte ai rallentamenti presso i porti e alle restrizioni anti Covid-19. I tempi medi di consegna dei fornitori si sono allungati raggiungendo quasi il picco che si era registrato nello scorso aprile, all’inizio della pandemia.

Il centro studi guarda al futuro con fiducia: “Pur con una necessaria prudenza nella valutazione degli indicatori e al di là delle oscillazioni mensili, è ragionevole supporre che il contesto dell’industria sia destinato a migliorare ulteriormente nei prossimi mesi, sostenuto da entrambe le componenti della domanda”.

Le indagini Ihs-Markit mostrano che anche nel resto d’Europa la situazione sia in netto progresso, con il PMI dell’Eurozona che ha registrato un nuovo massimo storico (grazie a notevoli incrementi di ordini e produzione) e Paesi Bassi e Germania che primeggiano (Italia quarta). “L’allentamento delle restrizioni e il calo dei contagi atteso nelle prossime settimane, grazie anche alla contestuale accelerazione delle vaccinazioni, apre la strada a una ripresa della domanda interna che finora è stata latitante a causa dei vincoli imposti per contenere la diffusione del virus e per effetto dell’incertezza e delle preoccupazioni sull’evoluzione della crisi sanitaria – conclude –. Ci sono dunque le condizioni perché la ripartenza della domanda interna sia robusta e spinga verso un’accelerazione dell’attività nell’industria nei prossimi mesi”. (V.M.)